Giacomo Cei, Poesie

L’imprenditore – Come sono contento

*
Fu il motore sputtering a
Cominciare: la selva di luminare,
Il tentacolo ovunque del metallo
Fanalato.

…Che dire? Se qualcosa
Si può, è lecito, dire. Per ora
Un brancolare, un arraffìo,
Un annasposo andare.

Intanto, allo stradone: il
Fulmine nero quadrizampa!
Coast-to-coast, via, scappato.
Ne resta muto il centro
Veterinario.

Azalea

*
Un caldo che incolla a terra. E
La razza di noi non è mai stata così
Letterale. Per noi divelti
Dallo sterco del lusso, dell'opulo.

Sconquasso, per chi si è fatto
Senza musica, senza un La. Paura,
La cara vecchia, the same old
Fears, nel nostro acquario.

Un’azalea, si alza? Che sia dalla tovaglia,
Dal copridivano, dal libro di botanica
Casalinga, o la lucerna del lampadario.
Rimane di trovarla qui, a terra.

L’aia

*
Se i tetti hanno profili
Zigrinati, dietro scorre un tappeto
Di quelli dei bambini e
Reale, il caos ti mangia:

Ti lascia denutrita accartocciata
In un angolo, come in un nodo.
Sei masticata e t’elettrizza,
Nel bagno di terrore, l’idea

Di non essere terrorizzata.
Tutto gira, ti tambura nel petto
Il silenzio e tu ti rifugi. Sei
L’auriga, i destrieri ti scappano.

Come sia possibile ti chiedi
Abbattere il temibile mal di schiena,
Potenziare la postura, la mascella.
Non sparire: stagliarsi

Nel vento.

E via, con l’afa, nell’aia
Lo sgambettìo, lo sguardìo
Di tutti, di sempre…

La burla

*
Alla fine era uno scherzo
Le meccaniche del cuore
I cassetti, le robiere

Era tutto in un trucchetto,
Se c’è un marmocchio, il grillo,
Geppetto… alla fine

Non serviva quel gran tomo
Né la barba, né l’omo! Quello
Che volevi era il bambino.

Con la penna fa un solícchio,
Una storia con i piedi, con
La polvere le cose, le stuoie,

L’aióle. Era questo che cercavi:
Te stessa, più sbadata, più fessa
Ma col sorriso roboante, col

Pianto cristallino, il più assoluto
Tuo baccano, e l’azzurro tuo
Piccìno.

Lá fuori, l’orda nella baraonda.
Nelle cravatte le valigie e nei bigi
Loro musi… si pensano

Cresciuti, gl’illusi.

Voyage a l’Ile

*
Faceva un giorno di perla,
Quel giorno.

Non stava un cane, sull’isola e
Camminavi da fata, come
Chi porta notizie già note.

Poi, mi entrasti il tackle
In spiaggia: l’inganno.

Ti sei scordata i limoni.
Tocca tornare alla Standa

Di nuovo.
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