Introduzione
Nella nota di introduzione alla prima edizione di Louvor e Simplificação de Álvaro de Campos (Fragmento), 1953, Mário Cesariny riassume con queste parole il senso che ha voluto conferire al testo: «“Semplificare” Fernando Pessoa prendendo in prestito una parte del suo linguaggio, e ridurlo al fioretto di una barca verso Barreiro, è una cosa in cui ognuno di noi può cadere solo una volta»1. Tuttavia, nel procedimento di “semplificazione” prendendo in prestito versi di Fernando Pessoa, Cesariny non ci cade solo una volta, anzi sull’opera pessoana esercita un vero e proprio lavoro di demistificazione e rielaborazione. L’attività parodica svolta da Cesariny nasce come reazione alla moda pessoana, alimentata non solo dagli autori raccolti attorno alla rivista «Presença» (1927-1940) – che durante gli anni della rivista e nei decenni seguenti, attraverso le edizioni Ática, si erano occupati del recupero e dell’organizzazione del patrimonio letterario di Pessoa – ma anche dall’abbondante studio critico condotto negli anni successivi a livello nazionale e internazionale che, insieme alle diverse celebrazioni per il centenario della nascita (1988), ebbero un forte impatto sulla ricezione dell’opera pessoana e la conseguente costruzione del suo mito.
Mário Cesariny de Vasconcelos (1923-2006), scrittore, poeta, pittore, è una delle figure più rilevanti del Surrealismo portoghese e dell’Abjeccionismo2. Eccentrico e irruente, ha sempre incentrato la sua attività artistico-letteraria nella difesa della libertà, nel rifiuto della tradizione e del conformismo borghese. Opponendosi alla dittatura e lottando contro ogni tipo di discriminazione e inibizione, il poeta attira l’attenzione della PIDE: viene processato, con altri volti noti della cultura portoghese dell’epoca3, per aver collaborato all’Antologia de Poesia Portuguesa Erótica e Satírica4, 1966, di Natália Correia, e viene condannato a cinque anni di libertà vigilata per il suo, mai celato, orientamento sessuale (sono molte le poesie che contengono riferimenti espliciti alla sua omosessualità e all’omoerotismo, che, comunque, in certe circostanze è stato costretto ad autocensurare). Mário Cesariny rappresenta una svolta per la letteratura portoghese, sia per le novità stilistiche che vi introduce (come il contrasto tra la metrica tradizionale e i neologismi creati dal poeta stesso o il semplice sconvolgimento dell’ortografia), sia per la normalizzazione del tema omoerotico.
Ma perché Mário Cesariny dovrebbe “elogiare e semplificare” Álvaro de Campos?
Campos è l’eteronimo pessoano modernista e sensazionista5, il più disinibito, sperimentalista e provocatorio, colui che va oltre i limiti del Pessoa ortonimo. Secondo la presentazione contenuta nella famosa lettera sulla genesi degli eteronimi, scritta da Fernando Pessoa ad Adolfo Casais Monteiro nel 1935, Campos sarebbe nato in Algarve nel 1890, si sarebbe formato a Glasgow come ingegnere navale e, trasferitosi a Lisbona, si sarebbe dedicato all’attività letteraria. Dopo una primissima fase (ironicamente) decadentista, diventa una delle figure più importanti della prima avanguardia portoghese, per poi trasformare l’impulsività e la provocazione in disperazione e crisi esistenziale.
Il nesso tra il “padre” del Surrealismo portoghese e uno dei più celebri eteronimi di Fernando Pessoa è racchiuso nell’essenza di quello che rappresenta Campos all’interno della produzione pessoana e nel percorso che porta alla parodia, intesa come strumento di contestazione, demistificazione, ma allo stesso tempo di omaggio contraddittoriamente amorevole, in pieno stile cesariniano.
I surrealisti si servono spesso della parodia per sovvertire e demolire la tradizione e il conformismo borghese e dare rilievo alla marginalità e a tutto ciò che viene considerato provocatorio e fuori dai canoni. La parodia è lo strumento adatto per celebrare la libertà in tutte le sue forme, permettendo, talvolta, di sfuggire all’impellente minaccia della censura. In ambito letterario presuppone l’interazione tra due o più testi, è per questo che molti linguisti e critici della letteratura parlano di intertesto parodico, le cui tipologie possono essere molteplici6. Mário Cesariny utilizza la parodia per dissacrare testi classici e generi della letteratura tradizionale, movimenti come il Romanticismo e il Neorealismo, miti sacri della religione, ma buona parte dell’attività di demistificazione parodica viene rivolta alla generazione di «Orpheu» e in particolar modo a Fernando Pessoa: Louvor e Simplificação de Álvaro de Campos è uno degli ipertesti7 più significativi all’interno dell’opera cesariniana, accanto a Pastelaria, 1976, e O Virgem Negra, 1989.
Nella già citata introduzione a Louvor e Simplificação… Mário Cesariny parla del “martirologio” di Pessoa, sottolineando sarcasticamente l’importanza, l’influenza e la complessità della sua poesia: «Così come la Poesia non è pane per tutti i denti, così Fernando Pessoa non è poeta per tutti i giorni». Proprio perché non è “cosa da tutti i giorni”, si rende necessaria la sua “semplificazione”, attraverso i procedimenti di imitazione, riduzione e stravolgimento di alcuni testi di Álvaro de Campos, dai più avanguardisti ai più metafisici. La prima edizione di Louvor e Simplificação…, pubblicata nel 1953 nella raccolta Pena Capital non comprende né l’epigrafe con i versi pessoani di Cruzou por mim, veio ter comigo, numa rua da Baixa e di Ode Marítima, né i venti versi finali, che compaiono invece nella versione integrale inclusa in Nobilíssima Visão nel 1976. I versi, dedicati a Salazar e alla situazione politica del Portogallo, non sfuggono alla censura, come successe ad altre poesie di Mário Cesariny, in particolar modo ad alcuni versi a tema omoerotico.
Il corpo del testo della versione integrale, dunque, è preceduto da due epigrafi: la prima contiene la parte finale della poesia di Campos Cruzou por mim, veio ter comigo, numa rua da Baixa, la seconda alcuni versi finali di Ode Marítima, i cui verranno rivisitati nella parte finale del testo:
Ode Marítima
Primeiro o navio a meio do rio, destacado e nítido,
Depois o navio a caminho da barra, pequeno e
preto,
Depois, ponto vago no horizonte (ó minha
angústia!,
Ponto cada vez mais vago no horizonte.
(Pessoa 1991: 203)
Louvor e Simplificação de Álvaro de Campos
Fiquei-me a vê-lo: primeiro junto ao cais
com um certo ar simpático de proletário dos mares
e apinhado de gente — tanta espécie dela!
Depois a meio do rio, destacado e nítido,
depois um ponto vago no horizonte (ó minha angústia!)
ponto cada vez mais vago no horizonte.
(Cesariny 1976: 73)
Sono molteplici i riferimenti a quest’ultimo testo di Campos (la «barca verso Barreiro» e i richiami al mondo marittimo) e sono altrettanto palesi le rielaborazioni di Acordar da cidade de Lisboa, mais tarde do que as outras, Sentir tudo de todas as maneiras e Ode Triunfal (Marinho 1987: 327). Da queste, vengono riprese le sfumature del Campos futurista con i rimandi alle fabbriche, alle macchine, alla velocità, e del Campos sensazionista con la descrizione delle infinite sfaccettature delle persone e della multidão interior. Seguono, poi, i riferimenti tipicamente surrealisti al suicidio – in questo caso quello di Mário de Sá-Carneiro – e al gatto-borghese («i gatti sono gli unici borghesi / con cui è ancora possibile scendere a patti»). L’elogio al suicidio rappresenta la rielaborazione ironica dell’esistenzialismo nichilista delle poesie di Álvaro de Campos Se te queres matar, porque não te queres matar e Bicarbonato de soda (Marinho 1987: 328). La critica alla società borghese e la riflessione ironica sul suicidio sono cadenzati dal fumo di una sigaretta, tema importantissimo nella simbologia pessoana, che, secondo Tabucchi, serve a Campos (l’unico tra gli eteronimi, ad avere il vizio del fumo, come Pessoa) «per “neutralizzare” la sua angustia metafisica» (Tabucchi 1990: 60). Nel testo cesariniano, però, il fumo non rappresenta la «libertação de todos os pensamentos» (Pessoa 1991: 259), come in Tabacaria (testo, peraltro, rielaborato da Cesariny in Pastelaria), piuttosto la sigaretta accompagna il flusso di pensieri disillusi che rendono amaro persino il gesto di fumare: «Butto via la sigaretta che era già amara / e decido di andarmene».
La “semplificazione” di cui parla Cesariny non è altro che la concretizzazione e il riadattamento dei temi tipici della produzione letteraria di Campos sotto una forma ironica e derisoria, tuttavia meno aggressiva dell’azione demistificatrice che mette in pratica in altri testi, primo fra tutti O Virgem Negra, dove raggiunge la sfera privata del poeta modernista, criticandone le contraddizioni sentimentali e sessuali. Louvor e Simplificação… è un omaggio dissimulato alla parte «più istericamente isterica»8 del mito-Pessoa, è un quadro sulla realtà socio-politica portoghese vista dal filtro (parodicamente adattato) dell’eteronimo più disinibito e contraddittorio all’interno della produzione pessoana.
La traduzione che qui si riporta è stata realizzata durante il Laboratorio traduttivo portoghese-italiano 2022-23 a cui hanno partecipato Susanna Alemanno, Chiara Caprai, Marco Carnevale, Francesca Cecchi, Ana Laura Maxwell, Martin Pantigny, Enrico Pitzalis, Simone Roversi, coordinati dalla prof. Valeria Tocco. La versione finale per la pubblicazione è stata rivista e uniformata dalla sottoscritta. Le traduzioni delle epigrafi con i versi pessoani sono state realizzate da Tabucchi (Pessoa 2007: 125, 127, 357).
MárioCesariny, Elogio e Semplificazione di Álvaro de Campos (frammento)
Nota dell’autore alla prima edizione (1953)
Pare siano passati Natale e Anno Nuovo e io mi decido così a ricambiare alcuni dei piacevoli cenoni in cui amici e parenti hanno avuto la bontà di coinvolgermi: la stampa del presente frammento della mia poesia Elogio e Semplificazione di Álvaro de Campos, da vendere agli amici, e ai parenti, per venticinque centesimi.
La poesia è già vecchia, ma è anche a buon mercato e almeno ravviva l’ambiente. Offre, suppongo, una certa compensazione, soprattutto in questo periodo in cui alcuni dei più festaioli iniziano quello che sarà, quello che già è il martirologio di Fernando Pessoa. I più ossequiati non si esimeranno a perpetuare i festeggiamenti con una bella girandola di fuochi, dai quali usciranno grandi e deferenti schede con le seguenti definizioni: Poeti Fanfaroni: Fernando Pessoa, Rainer Maria Rilke, ecc., ecc., e ecc. – Poeti Molto Bravi e Perfettini: questo, quello, quell’altro.
«Semplificare» Fernando Pessoa prendendo in prestito una parte del suo linguaggio, e ridurlo al fioretto di una barca verso Barreiro, è una cosa in cui ognuno di noi può cadere solo una volta. Rimanga, per quanto mi concerne, l’impronta della caduta e il valore dell’esperienza: le persone colte scopriranno presto dove si trova il guadagno e dove può celarsi l’autenticità. Le altre, non colte (entusiaste, quest’ultime!) stimolano il mio appetito di affermare subito una cosa che la poesia non dice:
Che Fernando Pessoa è un grande poeta. Sempre viaggiò in prima classe, anche quando stava fermo.
Solo le persone che non viaggiano provano odio per le classi del treno.
Chi riesce a viaggiare, anche solo in terza, è sempre raggiante. Non sta lì a fissarsi su queste cose.
Anche le persone che non viaggiano hanno le loro qualità, sono come i capistazione: benevoli, diligenti, scrupolosi. Ma non viaggiano, ecco. Perché vogliono convincerci che viaggiano?
Così come la Poesia non è pane per tutti i denti, così Fernando Pessoa non è poeta per tutti i giorni. Non risulta, però, che Pessoa abbia voluto monopolizzare i giorni. Se dessimo a Pessoa i giorni che ha, faremmo come lui – e potremmo persino, come lui, esser grandi, con molti giorni per lui, e per molti di noi, suoi eguali in un disastro.
Che non conviene nominare.
Elogio e Semplificazione di Álvaro de Campos (frammento)
Povero Álvaro de Campos!
Così isolato nella vita! Così depresso nel sentire!
Poveretto, sprofondato nella poltrona della sua
melanconia!
Poveretto, lui che con gli occhi pieni di lacrime
(autentiche)
oggi, in un gesto generoso, liberale e moscovita,
ha dato tutto quello che aveva, nella tasca in cui aveva poco,
al povero che povero non era, dagli occhi tristi
per professione.
Povero Álvaro de Campos, cui nessuno bada!
Povero Álvaro, che ha tanta pena di se stesso!
Eh sì, poveretto!
Più povero lui di molti che sono vagabondi e vagabondano,
che sono mendicanti e mendicano,
perché l’anima umana è un abisso.
Io sì che lo so bene. Povero Álvaro!
Prima la nave in mezzo al fiume, stagliata e nitida
Poi la nave verso l’uscita del porto piccola e nera,
poi un vago punto all’orizzonte (oh mia angoscia!),
un punto sempre più vago all’orizzonte…
Fernando Pessoa, Obra poética
C’è un’ora, c’è un’ora precisa
in cui un milione di persone stanno uscendo in strada.
C’è un’ora, dalle sette e mezza del mattino
in cui un milione di persone stanno uscendo in strada.
Siamo nell’anno di grazia del 1946
a Lisbona, a uscire in mezzo alla strada.
Usciamo? Ma sì, usciamo!
Usciamo: esseri usuali, gente-gente, occhi, narici, bocche
gente felice, gente infelice, un banchiere, sarti, centraliniste,
pescivendole, commessi disoccupati,
gli uni con gli altri, gli uni dentro gli altri,
tossicchiando, sorridendo, aprendo i soprabiti, scendendo
agli orinatoi per prendere i tram,
gente in ritardo per la barca verso Barreiro
che alla fine stava ancora lì a far fischi stridenti,
gente in lutto, normalmente silenziosa
ma obbligata a parlare col vicino di fronte
sulla piattaforma veloce del tram in marcia,
gente gioviale che accompagna funerali
e una madre triste che accetta due dolcetti per la sua bambina.
C’è un’ora, ecco: Lisbona e molto altro.
Umanità cordiale, insomma,
con tutte le conseguenze del caso
e a uscire a uscire in mezzo alla strada.
E ora, in questo momento – che ore sono? –
la centralinista ripone il rossetto nella borsa usa la cornetta
collega elettricamente Lisbona a Santarém
e cominciò la giornata
il muratore scalò il tetto più alto e cantò una qualsiasi cosa
per cominciare la giornata
il banchiere si sedette, tirò fuori un sigaro cubano,
pensò un po’ alla famiglia
e cominciò la giornata
la pescivendola si infettò la gamba sinistra nei rifiuti della Ribeira
e cominciò la giornata
il disoccupato si alzò, vide la pioggia sulle vetrate, e
s’immaginò banchiere
per cominciare la giornata
e il detenuto, sentendo la campanella delle nove,
cominciò la sua giornata senza dar inizio a un bel niente.
Ora fumo, trepidazione,
cinghie volanti dall’estremo all’altro della fabbrica isolata,
sigarette mezze fumate in portacenere d’argento,
porte sbattute – pam! – in molti reparti,
una vecchia che muore silenziosamente in mezzo alla strada
e un detenuto che prende botte nonostante gli credano.
Ora pianto e pianto
nella divisa della deliziosa manicure del salone Azul.
Ora, regressione, milioni di anni addietro,
zampe invece che mani, musi invece che labbra,
coccodrilli a ridere nei corridoi bancari
nonostante le donne abbiano spazzato molto bene il pavimento.
Ora tutto questo e niente di questo
in piena e indecorosa licenziosità commerciale
facendo scherzi, grattando, rovinando, distorcendo i fatti dietro le vetrate
– un colpo in testa e molte grazie, sempre agli ordini!
(la vecchia è già morta e nel suo letto di morte
c’è ora un’automobile veramente aerodinamica
e suona alla radio: and you, and you my darling?)
C’è un’ora, ecco! Ce ne sono due, ECCO!
E io?
Io, niente. Io, io, è chiaro…
Mi fermo un attimo ad arrotolare la mia sigaretta (piove)
e vedo un gatto bianco alla finestra di un palazzo piuttosto alto
Penso che la situazione sia questa: la gente – certa gente – esce in strada,
si stanca, muore tutte le mattine senza lode e senza infamia
e ci sono gatti bianchi alla finestra di palazzi piuttosto alti!
Comunque ora che ci penso
i gatti sono gli unici borghesi
con cui è ancora possibile scendere a patti –
guardano con tal disprezzo questa società capitalista!
Se ne servono, ma dall’alto, disdegnandola…
No, la possibilità d’arricchirsi ancora non ha corrotto interamente il gatto
ma dal gatto in su – è meglio non pensarci!
Esalano un non so che di nauseabondo, mi si chiude lo stomaco solo a guardarli!
Sono creature, è vero, pensate,
gente sensibile e a volte buona
ma così stracomplicata, così stampo-cucita, così inintelligibile
che perfino riescono a piangere, con certa sincerità,
lacrime cento per cento ipocrite.
E cosa certa è che ancora esistono ragazzi d’Arte, gente
che chiede l’elemosina con allegria e nella stessa sera
compra il biglietto per il cinema
perché deve andare al cinema, è per forza, è per l’amor
di Dio, ah, no! no! questo no!, non mettetevi di traverso in questa biglietteria!!
Staremo così bene! Tutto sarà Così Bello!
Ah, e chi è che vede il guadagno? A chi tutto ciò sa di rancido?
Perché la cliente di Panos Limitada non esige tre quarti di cinema
invece che tre quarti di vera lana nera?
Perché la pianista compra qualcosa di Alves Redol
quando invece pensa alle gambe e ai pettorali del biondo rubacuori yankee?
E perché diavolo licenzia il Direttore tre umilissimi impiegati
quando la verità è che già son passati tre mesi e ancora
non ne ha visto uno che lo mandasse fuori di testa?
Con una sorta di solidarietà
mi ricordo di te, Mário de Sá-Carneiro,
Poeta-gatto-bianco alla finestra di molti palazzi alti
Mi ricordo di te, accidenti, per renderti omaggio,
per dirti bravo e ancora bravo, ecco, proprio così!
Hai fatto bene, viva Mário!, meglio la morte a questo,
viva Mário che non dispiega le ali e si schianta al suolo
(viva, principalmente, quello che non sei arrivato a sapere,
ma questa è già un’altra storia…)
E con una solidarietà molto più viva
mi ricordo di te, vicino del piano di sotto,
calzolaio-gatto-bianco, ma al piano terra, stavolta…
È curioso che non ti possa suicidare
solo perché la tua finestra sta al livello del mondo
e che canti allegramente dalla mattina alla sera
con una casa a sei piani sopra di te.
Anche tu sei stato spinto, ti hanno anche detto:
Fuori, gatto!
Ma trovasti che fosse quasi naturale (e non lo è, no?)
E ora, tenendo dentro di te tutte le tue grandi qualità
vivi un po’ in disparte, un po’ al quinto piano…
Butto via la sigaretta che era già amara
e decido di andarmene – ma perché? Ma per dove?
I negozi sono aperti ma non si è mai visto niente di più chiuso
Ah! Eroi del lavoro, che cose eccezionali fate!
Non sono un proletario – si vede subito
– ma odio cordialmente i gatti
quanto ai coccodrilli, neanche quelli del Giardino Zoologico mi attraggono
figurati questi! – Ed è qui che comincia l’imbroglio…
Il poco amore che provavo per la borghesia
l’ho lasciato tutto in una casa di tolleranza
quando mi chiesero: preferisce così? O così?
E adesso, era fatale, non vado in ufficio,
non vado in ufficio, puntualmente, tutte le mattine.
Ma vediamo, oh anima mia, se puoi, riordiniamo
un po’ la casa oscura che ti diedero.
Io
studiai musica, come chiunque altro
(o forse un po’ più di chiunque altro?)
No. Di questo passo non ci capiremo.
Studiamo un altro ruolo. Un altro fine. Altre musiche.
Ricominciamo: Uno:
Questi versi non vogliono in nessun modo essere versi
perché chi oggi in Portogallo vuole in qualche modo fare versi versi
si caccia in un mare di guai
(questo il primo articolo della mia costituzione)
Secondo:
Nonostante tutto, sono uscito in strada con abbastanza naturalezza
e cosa ho visto io? Cos’è questo? (e cosa mi aspettavo di vedere?)
Terzo:
(e qui comincia, forse, il disimbroglio)
ho visto anche un battello diretto a Barreiro
e mi è dispiaciuto di non andarci anch’io
ma non sono un proletario (no, ancora no)
e attraversare a nuoto – chi ha detto che si può?
Mi sono fermato a guardarlo: prima attraccato al molo
con una certa aria simpatica da proletario dei mari
e stipato di gente – e di quanti tipi!
Poi in mezzo al fiume, stagliato e nitido,
poi un punto vago all’orizzonte (oh mia angoscia)
punto sempre più vago all’orizzonte
E all’improvviso, allo svoltare un angolo, subito dopo un altro angolo,
vedo una nuova specie di impiccato
un uomo giovane sopra una scala
a incollare affiggere manifesti di questo genere:
VOTA SALAZAR
Mi fermo. Mi fermo di nuovo. Mi fermerò sempre fintanto che
affiggeranno manifesti di questo genere.
Curioso, curiosissimo questo genere.
Un capo non è grande per via del nome che si è procurato.
Salazar Xavier Francisco da Cunha Altinho, questo non conta.
Un capo è grande per le sue opere, per l’amore che ispira.
Quindi i fascisti, i nostri buoni fascisti
vogliono che la gente voti per un nome
per un nome, pensa un po’, quella cosa qualsiasi che qualsiasi tizio possiede!
Vota Salazar, suvvia, oh mio popolo
vota sette lettere distribuite perbene in tre sillabe.
Butto la testa all’indietro per liberare la risata
e mi avvicino all’uomo sopra la scala
mi avvicino tanto che lui nota
qualcuno che si avvicina
e gli cade il braccio, grosso, gocciolando acqua in un secchio
… … … … … … … … … … … … … … … … …
Dà il buongiorno a questo fratello, a questo fratello
che incolla manifesti per non morire di fame!
… … … … … … … … … … … … … … … … …
Bibliografia
Cesariny Mário (1966), A Intervenção Surrealista, Lisboa, Ulisseia.
— (1976), Nobilíssima Visão, Lisboa, Guimarães Editores.
— (1982), Pena Capital, Lisboa, Assírio e Alvim.
— (2015), O Virgem Negra. Fernando Pessoa explicado às Criancinhas Naturais e Estrangeiras, Lisboa, Assírio e Alvim.
Correia Natália (2008), Antologia de Poesia Portuguesa Erótica e Satírica, Lisboa, Antígona/frenesi.
Crespo Ángel (1997), La vita plurale di Fernando Pessoa, traduzione di De Cusatis B. e Ferracuti G., Roma, Pellicani.
Genette Gérard (1997), Palinsesti. La letteratura al secondo grado, Torino, Einaudi.
Giannetto Nella (1977), Rassegna sulla parodia in letteratura, «Lettere Italiane», 29, 4, p. 461-481.
Hutcheon Linda (1989), Uma teoria da paródia. Ensinamentos das formas de arte do século XX, Lisboa, Almedina.
Kristeva Julia (1969), Sèméiotikè. Recherches pour une Sémanalyse, Paris, Seuil.
— (1974) La Révolution du Langage Poétique, Paris, Seuil.
Marinho Maria de Fátima (1987), O Surrealismo em Portugal, Lisboa, Imprensa Nacional – Casa da Moeda.
Martins José Cândido (1995), Teoria da Paródia Surrealista, Braga, Edições APPACDM Distrital de Braga.
Pessoa Fernando (1991), Poesias de Álvaro de Campos, Lisboa, Atica.
— (2007), Poesie di Álvaro de Campos, a cura di De Lancastre M.J. e traduzione di Tabucchi A., Milano, Adelphi.
— «Carta a Adolfo Casais Monteiro – [13 Jan. 1935]», In: Arquivo Pessoa. Obra Édita, consultato il 18/05/2023, url: <http://arquivopessoa.net/textos/3007>.
Riffaterre Michael (1978), Semiotics of Poetry, Bloomington-London, Indiana University Press.
— (1979), La Production du Texte, Paris, Seuil.
Tabucchi Antonio (1990), Un baule pieno di gente. Scritti su Fernando Pessoa, Milano, Feltrinelli.
Note
- Ove non esplicitata diversa indicazione bibliografica, per commentare i versi di Louvor e Simplificação… viene utilizzata la traduzione realizzata dagli studenti del Laboratorio traduttivo 2022-23.
- Una particolare declinazione del Surrealismo portoghese, nata come atteggiamento di repulsione nei confronti della situazione socio-politica che caratterizza il periodo salazarista. Pedro Oom (che ha coniato il termine abjeccionismo) e Luiz Pacheco sono due tra gli scrittori che ne fanno parte.
- Tra cui Natália Correia, Fernando Ribeiro de Melo, Ary dos Santos, Ernesto Manuel de Melo e Castro e Luiz Pacheco.
- Che include anche Epithalamium di Fernando Pessoa, tra i pochissimi testi ortonimi a tema omoerotico.
- Il Sensazionismo è uno dei tre “ismi” inventati da Pessoa (gli altri sono il Paulismo e l’Intersezionismo). Sentir tudo de todas as maneiras è la poesia di Campos che meglio esprime l’essenza del movimento, incentrato, dunque, sulla sensazione in tutte le sue forme.
- Sui concetti di intertestualità e parodia cfr. Genette 1997; Giannetto 1977; Hutcheon 1989; Kristeva 1969, 1974; Riffaterre 1978, 1979.
- Si utilizza la definizione teorizzata da Genette sul rapporto testo-parodia, in cui per ipertesto si intende il testo parodiante e per ipotesto il testo parodiato.
- Riprendendo la frase che Pessoa dedica a Campos nella lettera a Casais Monteiro: Carta a Adolfo Casais Monteiro – [13 Jan. 1935] (si legge anche in Arquivo Pessoa. Obra Édita: consultatoil 18/05/2023, url: <http://arquivopessoa.net/textos/3007>).