La formazione del lessico medico-farmaceutico nell’ambito dell’antico occitano con riferimenti all’area ibero-romanza

Introduzione, stato dell’arte e obiettivi

Il patrimonio lessicale medico farmaceutico dell’antico occitano è costituito da un insieme eterogeneo dal punto di vista formale e semantico. I motivi si possono innanzitutto riscontrare nel contatto areale con altri dominii romanzi come il catalano, lo spagnolo e il francese, che a loro volta hanno visto lo sviluppo di una letteratura di testi pratici. In questo variegato panorama lessicale emergono anche elementi provenienti da lingue precedenti all’occitano, quali il latino e il greco antico, o derivanti da ambiti linguistici diversi dal sistema romanzo, come l’arabo e l’ebraico. La formazione del lessico medico farmaceutico, dunque, è frutto di un processo lungo ed articolato: gli studi relativi alla botanica e all’applicazione delle piante in campo medico si devono, in prima istanza, ai trattati greci del Corpus Hippocraticum, agli studi di Diocle di Karystos (IV sec. a.C.) ed a quelli di Crateua, medico del re del Ponto Mitridate VI (II sec. a.C.) e di Galeno (II sec.). Tali studi hanno visto una prosecuzione con Dioscoride nel I sec. d.C. e successivamente, sempre in epoca classica, con Plinio il Vecchio, autore del trattato Historia naturalis. Proprio grazie a quest’ultimo è stato avviato un primario processo di sistematizzazione e denominazione delle piante, le cui forme lessicali sono, talvolta, arrivate sino ai nostri giorni. In epoca medievale, poi, si assiste alla fioritura di scuole mediche; tra le più importanti ricordiamo la Scuola di Medica Salernitana e la Scuola di Montpellier. Il Medioevo, dunque, segna un momento di forte sviluppo della letteratura dei testi pratici costituita in larga parte da collezioni di ricette mediche o trattati sulle proprietà farmaceutiche delle piante; sempre in questo periodo la civiltà araba e quella ebraica vedono una specializzazione degli intellettuali in discipline quali la matematica, l’alchimia e la medicina. Gli spostamenti di popolazioni dovuti a motivi commerciali, sociali o politici hanno fatto sì che la conoscenza proveniente dall’area semitica si fondesse con gli studi fioriti in ambito romanzo e desse vita, dunque, a quel peculiare patrimonio lessicale così eterogeneo e così ricco di particolarità grafiche, fonologiche e semantiche.

Nel secolo scorso si devono soprattutto a Paul Meyer1 e a Clovis Brunel numerose edizioni di testi medico-farmaceutici in antico occitano, consistenti per la maggior parte in raccolte eterogenee di ricette, che furono realizzate anche con lo scopo di indagare il lessico scientifico. Negli ultimi trent’anni le ricerche nel settore della Fachliteratur si sono via via incrementate; già a partire dagli anni ’90 sono state condotte edizioni ed eseguiti commenti linguistici da parte di Gerrit Bos, Guido Mensching e Maria Sofia Corradini. Sulla base di tale produzione critico-editoriale è stato concepito il DiTMAO2, un importante strumento lessicografico finalizzato all’interpretazione del materiale lessicale afferente alla sfera medico-farmaceutica dell’antico occitano e che oggi si trova in fase di avanzata elaborazione. Il corpus è costituito da testi medico-farmaceutico scritti sia in alfabeto latino che in alfabeto ebraico; è a partire da tali dati, opportunamente valutati e comparati con altri provenienti da ambiti linguistici differenti, che è stato condotto lo studio oggetto della mia ricerca.

Il presente lavoro si pone l’obiettivo di classificare i lemmi secondo diversi criteri di indagine. In prima istanza, infatti, il patrimonio lessicale è raggruppato a partire dalla genealogia linguistica: prestiti e calchi dal latino, occitanismi puri, lemmi che hanno subito fenomeni di interferenza tra il latino e l’antico occitano e, per concludere, gruppi di parole afferenti all’adstrato catalano ed ebraico e penetrati in occitano secondo vie diverse. All’interno di questi macro-raggruppamenti, poi, si sviluppa un’ulteriore classificazione sulla base dei fenomeni linguistici che operano nel tempo e che contribuiscono all’evoluzione lessicale e intralessicale del patrimonio medico-farmaceutico occitanico e alla sua conseguente cristallizzazione. La presente operazione viene condotta mediante la redazione di schede lessicali che forniscono in prima battuta una panoramica delle attestazioni lessicali riscontrabili nei dizionari etimologici presi in rassegna3 e successivamente presentano una vera e propria comparazione con i diversi sinonimi provenienti dall’area iberica; infine, mediante tali schede sono state formulate ipotesi e considerazioni circa l’origine etimologica dei lemmi e i rapporti semantici che intercorrono tra essi.

Si è scelto, come già accennato, di fare un paragone con il lessico del medesimo settore che afferisce all’area iberica per i seguenti motivi:

  • il continuum linguistico esistente tra l’area occitanica e l’area catalana che Bec definisce occitano-romanzo4, nonché la massiccia presenza di lemmi appartenenti all’ambito medico.
  • l’ esistenza, nel panorama ispanico, di un tesoro della lingua spagnola medica medievale anche in questa seconda zona; si tratta del DETEMA, dizionario redatto da Maria Teresa Herrera sulla base della terminologia medico botanica estrapolata dalle edizioni condotte specificatamente al fine di redigere le voci del dizionario, perlopiù risalenti al XV secolo.

La composizione del lessico medico-farmaceutico dell’antico occitano

I latinismi

Le prime considerazioni derivanti dallo studio puntuale del lessico rilevano una sostanziale stratificazione dovuta ai diversi contributi che si sono sommati nel corso del tempo: gli studi di Dioscoride e Plinio hanno portato alla ricezione di forme greche e latine che si sono cristallizzate nel tempo, alcune per via regolare; come, ad esempio: abrotonum, thapsus barbatus, galbanum; altre, invece, hanno seguito un iter anomalo che ha visto la fissazione di forme al genitivo, quali papaveris e antimoni. Si può sostenere che tali forme costituissero uno dei due elementi di un sintagma che, con molta probabilità, conteneva come testa un elemento tipo seme di (papavero), vernice di antimonio. Tra i latinismi degni di nota troviamo agnus castus5 (Vitex agnus castus, L.) che, di fatto, si classifica come replicazione tautologica. Tale composto è una formazione lessicale nata dalla confusione fonetica tra la forma greca γνός (hagnós: ‘casto’, ‘puro’) e γνος (‘agnocasto’), lemma che designava propriamente la pianta. Plinio attuò una sovrapposizione semantica tra le due parole (simili per suono) trasponendo il significato di gr. γνός, ‘casto’, ‘puro’ al nome della pianta; soprattutto a causa degli usi che le matrone ateniesi ne facevano al fine di preservare la loro castità cospargendo i letti con le foglie di Vitex agnus castus, L. Di seguito si indicano gli esiti in alcune lingue moderne: pt. agno-casto, anho-casto, agno-puro, árvore-da-castidade; it. ‘agnocasto’; ingl.: chaste tree, ted.: Keuschlamm (‘agnello puro’); cat.: agnocast; fr.: gattilier; sp.: sauzgatilio. Queste corrispondenze ci forniscono il pretesto per formulare alcune considerazioni: tutti i lemmi, ad eccezione delle forme francesi e spagnole conservano o traducono la traccia latina nata, come si è detto, dall’uso che anticamente si faceva di tale pianta. Da notare, poi, che le forme in francese e in spagnolo (simili tra loro perché la prima deriva dalla seconda) invece, sembrano non avere nessun legame con l’effettiva origine latina. A questo proposito è utile ricordare che talvolta la nomenclatura botanica si basa sulla mera morfologia della pianta stessa; nella fattispecie, l’agnocasto possiede una parte pelosa riconducibile al gatto; da qui, dunque, l’origine della forma moderna in spagnolo.

Il patrimonio occitanico puro

L’evoluzione linguistica, fenomeno che ha dato vita alle lingue moderne, porta con sé, fra gli altri, mutamenti di tipo fonologico, grafico e morfosintattico; tuttavia, non è questo il luogo in cui dilungarsi nella trattazione dettagliata dei mutamenti linguistici che investono l’antico occitano. Di seguito, menzionerò alcune questioni particolari, quali, ad esempio, la presenza di forme dittongate e non dittongate ed alcune questioni di tipo grafico.

Com’è noto, l’occitano non presenta il dittongamento della tonica in sillaba libera; tuttavia, il verificarsi del fenomeno di dittongamento è causato da alcune evoluzioni condizionate, tra cui quella dovuta alla presenza di -c preceduta, appunto, da vocale tonica: fuoc per ‘fuoco’ è dunque l’esito atteso. Esiste d’altra parte una variante che nel medesimo contesto fonologico non presenta il dittongo: è il caso di a.occ.: foc; fenomeno appartenente solo all’area occitanica occidentale, fino alla zona narbonese6. La nascita di nuovi suoni consonantici, quali le affricate, ad esempio o i fenomeni di lenizione delle occlusive intervocaliche presenti in area oitanica e iberica danno vita ad una discrasia nella grafia di alcuni suoni, i quali, a seconda del contesto fonologico in cui si trovano vengono rappresentati in maniera diversa. Di seguito si esemplificherà il caso dell’affricata post alveolare sorda: /t͡ʃ/. Tale suono si origina dalla palatalizzazione di /k/ iniziale seguito da /a/ (es., a. occ. chantar, chevaler, chat), caso specifico dei dialetti occitanici settentrionali, e dalla trasformazione di nessi quali –t’k-; –kt-; –pj-; –kj. In antico occitano questa consonante viene graficamente rappresentata in maniera differente, ad esempio mediante i nessi –ch-, –tg– oppure con i grafemi –g/ig-; –h7. A titolo di esempio vale la pena parlare brevemente del composto a. occ. cubeba salvatge (FEW: 19:97a). Tale sintagma è totalmente appartenente al patrimonio occitanico ma è il risultato di un’azione evolutiva degna di nota.

In primo luogo, va detto che la forma originaria era l’arabo kabbāba dalla quale proviene kubbāba; il FEW testimonia che fosse già presente in epoca mediolatina la forma CUBEBA, frutto della lenizione dell’occlusiva geminata intervocalica. Si può pensare con ferma certezza che tale lemma fosse a capo di un composto quale CUBEBA SALVATICUM. Il secondo termine del sintagma ha subito le mutazioni di cui sopra (trasformazione del nesso t’k) dando origine proprio alla forma occitanica salvatge che si riscontra in molti altri composti di ambito medico.

Fatti di interferenza linguistica

La presenza di materiale lessicale formato dal contatto diretto tra il latino e l’antico occitano dà origine a lemmi caratterizzati da una reciproca interferenza linguistica. Tra i casi più significativi si riscontra il lemma a.occ.: tenaceti che si origina dal latino tanacetum. Questo lemma presenta una terminazione in –i, dovuta alla cristallizzazione del genitivo latino (cfr. ANTIMONI) ed un vocalismo romanzo che influenza la parola originaria e genera *TENACETUM8. Degno di nota è il fatto che in area iberica il tanaceto è detto herba/hierba lombriguera a causa delle sue proprietà vermifughe. La forma spagnola, tuttavia, corrisponde sia all’antico occitano tenaceti sia al latino abrotonum. Ciò costituisce una questione di polisemia, tipica del lessico di cui si sta trattando e che verrà affrontata più nel dettaglio nelle pagine successive. Tra gli altri esempi di interferenza linguistica si riscontrano le voci in lat./a.occ.: morsus galina e filis terra. Questi ultimi rappresentano due casi di enunciazione mistilingue, ossia di composti che contengono materiale afferente a lingue diverse. Ambedue i lemmi, infatti, presentano una testa in latino ed una coda in antico occitano che, come si vede, ha perduto la marca del genitivo della prima declinazione.

Alcuni fenomeni di adstrato

L’adstrato del patrimonio lessicale medico-farmaceutico è dato dal contatto con lingue contemporanee all’occitano medievale e che via via erano andate specializzandosi in questo settore. Si tratta del catalano, dell’arabo e dell’ebraico. Il caso del catalano si è già esposto nelle righe precedenti: la presenza di materiale linguistico nel lessico occitanico è dovuta principalmente a motivi di contatto areale9; tra i catalanismi principali si può individuare malola. Tale lemma, che ha il significato di vite giovane, appare, in realtà, nel corpus preso in esame come sinonimo della forma occitanica camomilla a causa della somiglianza morfologica tra le due piante. Sinonimo di a.cat mezolala, sin. di sp. manzanilla; a titolo di esempio e per corroborare quanto appena affermato si riporta un passo del Thesaurus pauperum: lo suc de camomilla, qui es dita malola, dat a beure […]amb ayga aperfieta10.

Come detto nelle righe precedenti, il lessico medico farmaceutico dell’antico occitano presenta un considerevole numero di termini arabi; tale questione è dovuta anche alla traduzione di molte importanti opere mediche islamiche, peraltro eredi a loro volta della scienza greca, permettendo così il tramandarsi delle conoscenze mediche arabe che implementarono la fioritura della Scuola Medica Salernitana, punto di convergenza delle cognizioni classiche con il sapere arabo. Rispetto alla presenza di arabismi nel patrimonio lessicale medico botanico dell’occitano antico si deve specificare che alcuni di essi sono parole arabe scritte in caratteri ebraici delle quali viene fornita la corrispondenza in latino, greco arabo, romanzo. Nel tempo, tuttavia, alcune di queste forme si sono acclimatate dando vita ad esiti dalle caratteristiche fonologiche tipiche dell’occitano; a titolo di esempio è opportuno citare: a.occ. argeirolo “azzeruolo”, derivante dalla forma araba al ‘zorūra (Crataegus azzeruolus, L.). Si può inoltre notare come dall’arabo ‘am al ḥuqq si arrivi all’a. occ. malu, maru; alp. amalu(c) (‘osso iliaco’ o ‘testa del femore’ degli animali domestici, continuato poi in a. occ. mal/malleu: ‘anca della coscia’).

I motivi concernenti la presenza di materiale ebraico nel patrimonio lessicale occitano sono ben indicati da Gerrit Bos e Guido Mensching, i quali in un articolo del 2008 spiegano che in epoca medievale molti medici ebrei furono costretti a trasferirsi e a stabilirsi in altri Paesi di lingua diversa. A causa delle invasioni berbere degli almohadi e degli almoravidi molti di questi medici furono costretti a trasferirsi nel sud della Francia. La necessità di non somministrare medicine errate portò alla nascita di glossari comprendenti le principali tecniche e i nomi dei farmaci in ordine alfabetico. In questo ambito risalta la figura del medico ebreo Shem Tov Ben Isaac de Tortosa, che ha compilato una nutrita lista di sinonimi di medicamenti e tecniche. Tra questi lemmi risaltano alcuni sintagmi, relativi, ad esempio, ai fiori o agli olii, dalla particolare forma costituita da testa in ebraico e coda in antico occitano.  Da una prima analisi si può notare che è espresso in lingua occitanica sempre l’elemento da cui, ad esempio, si estrae l’olio o di cui si ricava il fiore, mentre il prodotto stesso è rappresentato in lingua ebraica. Volendo dilungarsi ancora un poco nella speculazione linguistica si rileva un’altra particolarità morfosintattica delle parole che si stanno descrivendo: la mancanza totale della preposizione; questa avrebbe la funzione di rendere il secondo termine del sintagma un complemento di specificazione. Si può ipotizzare, quindi, che il concetto di stato costrutto11, presente nella lingua araba e nell’ebraico sia così rappresentato. Tale complemento è reso in ambedue le lingue privando il sostantivo che viene specificato (olio o fiore) dell’articolo determinativo ed elidendo la preposizione: ecco che “fiore quercia” assume il significato di “fiore di quercia”. Di seguito presento alcuni esempi: PR olivier: ’fiore di olivo’; PR robde: ’fiore di quercia’; ŠMN blanca: ’olio di violacciocca rossa‘ e ŠMN bagas: ’olio di alloro’. Quest’ultimo sintagma non possiede solo particolarità morfosintattiche e linguistiche, bensì anche semantiche. Si tratta, infatti, di un caso di metonimia: la forma antico occitanica bagas designa normalmente le bacche di qualsiasi pianta, dunque il significato del composto dovrebbe essere ’olio di bacche’. Il lemma in questione, tuttavia è attestato con il significato di ’olio di alloro’ e ciò ci induce a pensare che bagas abbia subito un processo di slittamento semantico da parte di pianta verso la pianta intera. Tale percorso si è compiuto attraverso i seguenti passaggi: a.occ. baga: ’bacca’; m.fr. baie: “menu fruit de certains arbustes (notamment du laurier)“(DMF); m.fr. bai-baie “frutto dell’alloro” (Gloses de Raschy). a.norm. bai: “alloro”. Ingl. bay: “alloro”. “Bay-leaf is from 1630s. Bay-berry (1570s) was coined after the sense of the original word had shifted to the tree” (AND).

Risultati della ricerca

Dallo studio condotto risultano sostanzialmente tre aspetti degni di nota: la poliglossia, la polisemia e la sinonimia. La prima, dovuta ai motivi già elencati nelle pagine precedenti, consiste oltre che nella presenza di materiale alloglotto, anche in fenomeni di interferenza linguistica che portano ad una non uniformità grafica e alla coesistenza di forme con esiti fonologici diversi, quali ad esempio: noze/nos/notz, oppure i già citati foc, fuoc, fuec.

La seconda questione, dovuta ai diversi metodi di indagine applicati nelle diverse epoche nell’approccio ai nomi di piante è, assieme alla sinonimia, uno dei fatti più rilevanti e apparentemente anomali di questo tipo di lessico; a titolo di esempio si cita la forma a. occ. morsus galina che designa contemporaneamente l’anagallide (Anagallis arvensis, L.) e il centocchio (Stellaria media, L.). In questo caso si assiste ad una sovrapposizione semantica nella denominazione di due piante diverse, causata, nel caso di specie, dalla sostanziale uguaglianza delle infiorescenze che differiscono tra loro solo nel colore.  Un altro rilevante esempio di polisemia si riscontra nella forma lat. ACORUS che designa sia l’Iris pseudacorus, L. che l’Acorus calamus, L.; in questo caso la pluralità di significati nasce dall’uso che nel Medioevo si faceva di questa pianta; si riporta di seguito la definizione tratta dal dizionario DETEMA 28: A:

Plantas de hojas semejantes a las del lirio cárdeno, raíz nudosa, blanquecina y amarga, y flores amarillas; por semejanza de forma y eficacia se denominan así plantas diferentes. En las boticas se da porácoro una especie de iris de flor amarilla.

Come detto in precedenza, alla polisemia si contrappone la sinonimia; come è noto, tale fenomeno mette in relazione due lemmi appartenenti allo stesso dominio linguistico, tra cui, ad esempio: a. occ. brona o veroina, che a loro volta sono sinonimi della forma latina, penetrata in antico occitano, abrotonum. Proprio la correlazione tra gli aspetti semantici del lessico e la varietà di lingue che compongono il patrimonio medico farmaceutico medievale, dà vita a questioni di sinonimia interlinguistica: si riscontrano spesso casi di relazioni di significato tra parole provenienti da lingue diverse, come ad esempio l’antico occitano e il catalano; è il caso di camomilla vs malola, lemmi usati indistintamente nei testi pratici in lingua d’oc con il medesimo significato.

Vi sono, in ultimo, altri due aspetti emersi dalla ricerca che rivestono un certo interesse:

  • lo slittamento semantico;
  • la riformulazione linguistica.

Ambedue le questioni sono legate, a mio avviso, alla forte tradizione orale delle proprietà delle piante e ad una massiccia diffusione areale del loro impiego in ambito farmaceutico. Circa lo slittamento del significato deve essere menzionata la già discussa forma bagas, che nella diffusione geografica subisce uno scivolamento semantico sul modello della sineddoche; nella fattispecie tale forma rientra, in qualità di sintagma, nel patrimonio lessicale medico farmaceutico con la sua nuova designazione, vale a dire la pianta di alloro.

Il caso dello slittamento semantico, tuttavia, non si ferma al panorama galloromanzo, bensì coinvolge anche l’ambito ibero romanzo; con questa considerazione ci si riferisce alle varianti castigliane di a.occ. iorsmarinis, quali, ad esempio: rosa marina, rosas marinas, rosas marjnas. Nei presenti sintagmi si nota uno slittamento dal significato originale ROS, RORIS (rugiada) verso il termine che designa la rosa; tale fenomeno è probabilmente dovuto alla somiglianza nella morfologia delle parole.  In merito alla riformulazione linguistica, invece, l’esempio principale è l’a.occ. tasso barbasso che possiede una molteplicità di denominazioni. Il suo nome scientifico, ad esempio, condivide dei tratti con la verbena, a causa, probabilmente, della forma della pianta che evoca una frusta (VERBER). Tuttavia, a Dioscoride questa specie era conosciuta come Phlomos (fiamma) di cui si riscontra anche una variante medievale (flosmus). Col tempo, però, e per cause non del tutto chiare, si arrivò a designare questa specie con il nome di tasso barbasso, riformulando, in definitiva, l’originale denominazione a partire da una caratteristica: la presenza di una peluria simile alla barba.

Lo studio condotto ha messo in luce, altresì, un aspetto che mi ha particolarmente colpito: se è vero che da una parte molte delle piante impiegate nella farmacopea medievale sono ancora utilizzate per scopi farmaceutici, dall’altra, però, alcuni esemplari, pur con proprietà medicamentose, sono considerate, ormai, come “erbacce” nell’ opinione comune e nel mondo della botanica.

Bibliografia

Adam Edward Larrabee (1913), Word formation in provençal, Londra, Macmillan and Co.

Aeschimann David et alii (2004), Flora alpina, Bologna, Zanichelli.

Alston Charles (1770), Lectures on the materia medica: containing the natural history of drugs, their virtues and doses: also directions for the study of the materia medica and an appendix on the method of prescribing, Londra, E. and Ch. Dilly.

Arthur Ingrid (1955), La Vida del glorios Sant Frances, version provençale de la Legenda Major Sancti Francisci de Saint Bonaventure, Uppsala, Almqvist & Wiksells.

Bec Pierre (1973), Manuel pratique d’occitan moderne, Parigi, Picard.

― (1968), Les interférences linguistiques entre gascon et languedocien dans les parlers du Comminges et du Couserans, Parigi, P.U.F.

― (1967), La langue occitane, Parigi, P.U.F.

Bos Gerrit, Mensching Guido (2015), Arabic-Romance Medico-Botanical Glossaries in Hebrew Manuscripts from the Iberian Peninsula and Italy, «Aleph, Historical Studies in Science & Judaism», vol. 15, 1, p. 9-61.

― (2011), «Une liste de synonymes médico-botaniques en caractères hébraïques avec des éléments occitans et catalans», In: Rieger, A. (Hrsg.): L’Occitanie invitée de l’Euregio. Liège 1981-Aix-la-Chapelle 2008: Bilan et perspectives, 2 Bde, Aachen, Vol. 1.

― (2005), Hebrew Medical Synonym Literature: Romance and Latin Terms and their Identification, «Aleph, Historical Studies in Science & Judaism», vol. 5, 1, p. 169-211.

Bos Gerrit, Mensching Guido, Hussein Martina, Savelsberg Frank (2011), Medical Synonym Lists from Medieval Provence: Shem Tov Ben Isaac of Tortosa, Sefer ha-Shimmush, Book 29, Part 1: Edition and Commentary of List 1 (Hebrew-Arabic-Romance/Latin), Leida, Brill.

Bos Gerrit., Mensching Guido e Zwink Julia (2017), Medical Glossaries in the Hebrew Tradition: Shem Tov Ben Isaac, Sefer Almansur: With a Supplement on the Romance and Latin Terminology, Leida, Brill.

Brunel Clovis (1966), Recettes pharmaceutiques d’Avignon en ancien provençal, «Romania», vol. 87, p. 505-542.

― (1959), Recettes médicales d’Avignon en ancien provençal, «Romania», vol. 80, p. 145-190.

― (1956), Recettes médicales, alchimiques, et astrologiques du XV siécle en langue vulgaire des Pyrénées, Tolosa, Privat.

― (1926-1952), Les plus anciennes chartes en langue provençale : recueil de pièces originales antérieures au XIIIe siècle / publiées avec une étude morphologique par Clovis Brunel, Parigi, Picard.

Corradini Bozzi Maria Sofia (2019), «Il corpus testuale medico-farmaceutico in occitano medievale: pluralismo culturale ed articolazione lessicale», In: G. Pérez Barcala, Cui tali cura vel remedio subvenitur. De animales y enfermedades en la Edad Media europea, Avellino, Sinestesie.

― (1997), Ricettari medico-farmaceutici medievali nella Francia Meridionale, vol. 1, Firenze, Olschki.

Daems Frans William (1993), Nomina simplicium medicinarum ex sinonimariis medii aevi collecta, Colonia, Brill.

Grafstrom Ake (1958), Étude sur la graphie des plus anciennes chartes languedociennes aver un essai d’intrerprétation phonetique, Uppsala, Almqvist e Wiksells Boktryckeri ab.

Lemery Nicolas (1716), Pharmacopée universelle, Parigi, D’Hourry.

Mensching Guido (1994), La sinonimia delos nonbres delas medeçinas griegos latinos e arauigos, Madrid, Arco Libros.

Meyer Paul (1889), Recherches linguistiques sur l’origine des versions provençales du Nouveau Testament, «Romania», XXVII.

― (1880), Traités catalans de grammaire et de poétique, «Romania», IX.

― (1874), Recueil d’ancien textes bas-latins provençaux et français accompagnés de deux glossaires, Ginevra, Slatkine.

Monfrin Jacques (1955), «Notes sur le chansonnier provençal C, BN Fr. 856», In: Recueil de travaux offerts à M. Clovis Brunel, Parigi, Société de l’École de Chartes.

Ronjat Jules (1930-4), Grammaire istorique (sic) des parlers provençaux modernes, Montpellier, Société des langues romanes.

Veccia Vaglieri Laura (2011), Grammatica teorico-pratica della lingua araba, vol.1, Roma, Istituto per l’oriente.

Zufferey François (1987), Recherches linguistiques sur les chansonniers provençaux, Ginevra, Droz.

Dizionari

Alcover Antoni Maria; Moll Francesc (1930-1962), Diccionari català – valencià- balear, Palma di Maiorca, Moll.

ALF = García González Alejandro (2007), (ed. critica) Alphita, Firenze, Sismel.

André Jacques (1991), Le vocabulaire latin de l’anatomie, Parigi, Les Belles Lettres.

AND = Rotwell William (2005), Anglo-norman dictionary, Londra, MHRA.

Batelli Vincenzo (1851), (a cura di) Dizionario delle scienze naturali nel quale si tratta metodicamente dei differenti esseri della natura, considerati o in loro stessi, secondo lo stato attuale delle nostre cognizioni, o relativamente all’utilità che ne può risultare per la medicina, l’agricoltura, il commercio, e le arti, Firenze, Batelli e Figli.

De Nebrija Antonio (2001), Carrera de la Red Avelina (a cura di), Dictionarium medicum, Salamanca, Universidad de Salamanca.

Cebrián Jordi (2002), Diccionario integral de plantas medicinales, Madrid, RBA Libros.

DITMAO = Dictionnaire des termes médico-botaniques de l’Ancien Occitan, a cura di Bos Gerrit, Corradini Maria Sofia, Mensching Guido (in prep.) Si veda: https://www.uni-goettingen.de/en/487498.html

DCECH = Corominas Joan, Pascual José Antonio (1980), Diccionario crítico etimológico castellano e hispánico, Madrid, Gredos.

De Cantalusa Joan (1990), Diccionari fondamental occitan lengadocian illustrat, Rodés, Romieg e Canitrot.

DECAT = Corominas Joan (1980), Diccionari etimològic i complementari de la llengua catalana, Barcellona, Curial edicions catalanes.

Du Cange Charles Du Fresne (1954), Glossarium mediae et infimae latinitatis, L. Favre (a cura di), Graz, U Verlangansalt.

FEW = Von Wartburg Wilhelm (1922), Französisches Etymologisches Wörterbuch, Bonn- Lipsia- Tubinga- Basilea, Klopp-Helbing & Lichtenhahn-Zbinden.

Gillieron Jules, Edmont Edmond (1902-10), Atlas linguistique de la France, Parigi, Champion.

Herrera Maria Teresa (1996), Diccionario español de términos médicos antiguos, Madrid, Arco Libros.

Lemery Nicolas (1716), Dictionnaire ou traité universel de drogues simples, Amsterdam, Compagnie.

― (1716), Pharmacopée universelle, Parigi, D’Hourry.

Littré Émile (1886), Dictionnaire de Médecine, de chirurgie, de pharmacie, de l’art vétérinaire et des sciences qui s’y rapportent, Parigi, J.B. Baillière et fils.

― (1880), Dictionnaire de la langue française abrégé du dictionnaire de E. Littré – Avec un supplément d’histoire et de géographie par A. Beaujean, Parigi, Hachette.

Ménage Gilles (1750), Dictionnaire etymologique de la langue française nouvelle édition, Parigi, Briasson.

Mistral Frédéric (1968), Lou Tresor dou Felibrige ou dictionnaire provençal-francçais, avec un supplément établi d’après les notes de Jules Ronjat, Barcellona, Edicioun Raomoun Berenguié.

Norri Juhani (2016), Dictionary of medical vocabulary in english, 1375-1550, Body Parts, Sicknesses, Instruments, and Medicinal Preparations, Londra, Routledge.

Norwood Frances (1974), The fourteenth-century medico-botanical glossary of Raimon de Castelnou, «Proceedings of the Leeds Philosophical and Literary Society», XV.

REW = Meyer-Lübke Wilhelm (1911), Romanisches etymologisches Wörterbuch, Heidelberg, C. Winter.

Pasqualino Michele (abate) (1745), Vocabolario siciliano etimologico italiano e latino, Palermo, Reale Stamperia.

Sconosciuto (1841), Dizionario delle scienze naturali nel quale si tratta Nel Quale Si Tratta Metodicamente Dei Differenti Esseri Della Natura, Considerati O In Loro Stessi, Secondo Lo Stato Attuale Delle Nostre Cognizioni, o relativamente all’utilità che ne Può risultare per la medicina, Firenze, Battelli.

Smedley Edward et alii (1845), (a cura di) Encyclopaedia Metropolitana, or Universal Dictionary of Knowledge, Londra, William Clowes and Sons, vol. XXV.

TLF = Imbs Paul (1971), Trésor de la langue française, Parigi, Centre national de la recherche scientifique.

Note

  1. Meyer (1874); Meyer (1880); Meyer (1889).
  2. Dictionnaire des Termes Médico-botaniques de l’Ancien Occitan, a cura di Bos, Corradini, Mensching. Si tratta del progetto ‘An XML-based Information System for Old Occitan Medical Terminology’, finanziato dalla DFG (Deutsche Forschungsgemeinschaft).
  3. Per l’inventario dei dizionari consultati per la stesura del presente elaborato, si rimanda alla bibliografia in calce.
  4. Con l’espressione “occitano-romanzo” in Bec (1970) ci si riferisce al sistema di idiomi, non necessariamente compresi all’interno dei confini geografici dell’Occitania, che condividono tra loro alcuni tratti linguistici. Per questo motivo il catalano può essere interpretato come idioma ibero-romanzo se si fa riferimento alla sua collocazione geografica o come facente parte del sistema occitano se si pensa ai fenomeni della lingua.
  5. La prima attestazione del lemma risale al XIV secolo e si riscontra in medio francese, cfr. FEW: 24:266b.
  6. Arthur (1955), p. 19; Monfrin (1955), p. 305; Ronjat (1930), sez. 102; Zufferey (1987), p.137.
  7. Grafstrom (1958).
  8. DeCat 8:254a.
  9. In merito ai catalanismi, proprio Maria Sofia Corradini Bozzi (2019) oltre a descrivere in modo puntuale i motivi della presenza di materiale linguistico alloglotto in occitano, indica e commenta, a titolo di esempio, una lista di lemmi provenienti dall’ambito catalano e percepiti, in un primo tempo, come forestierismi; tali lemmi sono, in seguito, entrati a far parte a pieno titolo del patrimonio della lingua d’oc. Cfr.: Corradini Bozzi (2019).
  10. Thes, XXXIX.7, ms C.
  11. Veccia Vaglieri (2011), p. 102.
Torna in cima