Joaquín Sorolla è uno dei più grandi artisti della Restaurazione spagnola (1875-1923), in quanto prestigioso esponente della pittura realista e naturalista.
Squisito ritrattista delle più celebri personalità dell’epoca ma anche dell’intimità familiare, la moglie Clotilde e i suoi amati figli, il talento del pittore valenciano spicca anche nei paesaggi, nelle scene di sapore costumbrista e soprattutto nella straordinaria capacità di catturare la luce.
L’Italia gli ha dedicato nel 2022 una grande mostra al Palazzo Reale di Milano (Joaquín Sorolla, Pittore di luce 25/02-26/06) e nel 2023, in occasione del centenario della morte del pittore, gli ha reso omaggio a Roma all’interno dell’Accademia spagnola che, a sua volta, celebra il 150° anniversario della sua fondazione.
Data l’affinità tematica degli ultimi corsi di letteratura della Prof.ssa Daniela Pierucci (la narrativa spagnola tra Otto e Novecento), entrambe le mostre sono state oggetto di visita di gruppo, come attività conclusiva. Qui documentiamo quella di quest’anno.
Gli studenti di Letteratura spagnola D e Letteratura spagnola III
Sorolla all’Accademia di Spagna
Nel 1884 Sorolla vinse tramite concorso il posto di pensionado di pittura a Roma, bandito dalla Diputación di Valencia. Arrivato nella città santa a presentare le proprie credenziali alla Real Academia de España en Roma, il pittore si imbatté in un foglio di carta la cui intestazione riportava la scritta “Non si corona se non chi combatte”. Lo conservò a dimostrazione dell’importanza che avrebbe avuto quella frase nel suo nuovissimo futuro come pittore internazionale.
Grazie alla pensión, tra il 1885 e il 1889 Sorolla visse a Roma e ad Assisi, si recò a Parigi, visitò Firenze, Pisa, Venezia e Napoli, studiò gli artisti italiani e ritrasse monumenti e paesaggi. Frequentò i caffè e gli studi con altri artisti, si affezionò ai suoi professori e conobbe i suoi migliori amici. Tutto quello che visse e assorbì in quegli anni cruciali della sua formazione determinò il resto della sua carriera. E lo sguardo su queste esperienze rimase plasmato nei suoi appunti di piccolo formato.
Sin dai primi tempi a Roma, le note di colore mostrano il modo in cui Sorolla guarda e sintetizza quello sguardo attraverso il pennello; esprimono le titubanze di un pittore in formazione che afferma il bisogno emotivo di prediligere la verità, l’autenticità, la sincerità al cospetto della natura. Inoltre, il concetto stesso di appunto rapido e spontaneo che capta e registra la prima idea dell’artista, si ricollega agli interessi della colonia di artisti spagnoli a Roma, che cercavano di rendere compatibili le pratiche accademiche e uno sguardo più vero sulla realtà.
Per gli artisti a Roma e per Sorolla, in particolar modo, erano vivissimi i rimandi leggendari alle opere italiane di piccolo formato di Eduardo Rosales e Mariano Fortuny, nelle quali, in modo essenziale, sembravano racchiudersi gli insegnamenti di entrambi gli artisti. Al tempo stesso, la loro conoscenza dell’arte italiana permetterà di integrare da luoghi diversi, l’avventura dei macchiaioli italiani, con le loro specifiche caratteristiche per l’organizzazione compositiva del naturale, l’utilizzo espressivo delle parti in legno lasciate al naturale o lo schizzo a partire dalle macchie e violenti contrasti di luce.
Gli appunti italiani inaugurano, pertanto, in modo naturale, il percorso nel processo pittorico del piccolo formato, andando a creare una perfetta introduzione sul modo in cui Sorolla riusciva a racchiudere in pochi centimetri quadrati l’essenza della sua pittura.
I suoi apuntes colorati
Nel corso della sua vita, Sorolla dipinse quasi duemila oli su cartoncino o tavolette di piccolo formato. Sorolla li chiamava «appunti», «macchie» o «note di colore». Rappresentano, per la maggior parte, scene quotidiane familiari, motivi di un paesaggio o una scena suggestiva, bozzetti di luoghi da poco scoperti, un frammento di spiaggia o le onde colorate del mare.
Questo formato fu sempre più utilizzato dai grandi artisti lungo l’Ottocento, perché permetteva di raccogliere con rapidità idee o impressioni di cose viste, in opere indipendenti che andavano oltre il semplice bozzetto. Sorolla le utilizzò come studio per opere successive o come semplice esercizio pittorico. Dapprima le conservava nel suo studio, ricoprendone le pareti, ma presto cominciò a incorniciarle e a presentarle in tutte le mostre.