The Saddest Noise, the Sweetest Noise: omaggio a Emily Dickinson

Progetto Speciale per la Didattica — I semestre, anno accademico 2024-2025 (novembre-dicembre 2024)

Laura Giovannelli (presidente), Roberta Ferrari (docente) e Marco Petrelli (docente) del corso di studio in Lingue, letterature e filologie euroamericane

The saddest noise, the sweetest noise,
The maddest noise that grows, —
The birds, they make it in the spring,
At night's delicious close,

Between the March and April line —
That magical frontier
Beyond which summer hesitates,
Almost too heavenly near...

Nei giorni 26 novembre e 6 dicembre 2024, nella sede del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, è stato realizzato con successo il Progetto Speciale per la Didattica finanziato dall’Ateneo per il I semestre dell’a.a. 2024-25. Il progetto, intitolato “The Saddest Noise, the Sweetest Noise: Omaggio a Emily Dickinson”, è nato in seno al corso di studi in Lingue, letterature e filologie euroamericane in collaborazione con l’Associazione di promozione sociale MAT – Movimenti Artistici Trasversali, con sede presso il Teatro E. Jenco di Viareggio e riconosciuta dal Ministero della Cultura.

L’evento, coordinato da Giacomo Vezzani, Giacomo Pecchia e Fabio Pappacena, ha proposto un’avvolgente lettura performativa di una selezione di liriche della poetessa statunitense Emily Dickinson, testi ai quali quindici studenti e studentesse dei corsi di Letteratura Inglese e Angloamericana sono stati introdotti durante un incontro propedeutico riguardante le scelte interpretative e di esecuzione creativa, conclusosi con un dibattito e uno scambio di idee e riflessioni. La performance, svoltasi a dicembre, si è contraddistinta per intensità comunicativa e una discorsività multiforme in cui la parte recitata ha trovato un arricchimento nell’esecuzione musicale e grazie alla presenza di sette installazioni sceniche in forma di “scrigni”. Ciascuno di questi contenitori ha incluso sia brani di Vezzani (fruibili attraverso un impianto MP3 o lo smartphone, utilizzando un QR Code), sia opere di microscultura, collage e fotografia realizzate da sette artisti (Adele Cammarata, Roberta Checchi, Giacomo Dominici, Manuela Giusto, Edoardo Lencioni, Sebastiano Magoni, Matteo Raciti). Questa sinergia tra letteratura, teatro, musica e arti plastiche ha mirato ad evidenziare lo spessore semantico, la ricchezza espressiva e l’attualità dei versi dickinsoniani, guidando giovani spettatori e spettatrici lungo un percorso di “messa in scena evocativa” e apprendimento partecipativo.

Positiva è stata la ricezione da parte del pubblico studentesco, all’interno del quale si è costituito un “gruppo di resoconto” di cui riportiamo alcune testimonianze:

Giulia (13 dicembre 2024): “Lo spettacolo messo in scena dal MAT è stata un’esperienza coinvolgente e interessante, diversa da ciò che mi aspettavo (nonostante avessi partecipato anche alla lezione introduttiva sulle poesie della Dickinson). Le canzoni-poesie mi sono piaciute molto, soprattutto ‘Hope is the Thing with Feathers’, e ho apprezzato in particolar modo la fluidità generale della performance, che mi ha dato la possibilità di percepire i vari elementi (musica, poesia, arte) come un’unica cosa.”

Alessia (14 dicembre 2024): “Trovo che la resa musicale e teatrale dei componimenti di Emily Dickinson abbia infuso nuova vitalità ai suoi versi, rendendoli al contempo estremamente attuali e coinvolgenti. Ovviamente, per un pubblico abituato a leggere e interpretare autori, l’esperienza assume una connotazione più complessa, ma non escludo che questa tipologia di progetti (a seconda dell’autore/autrice) possa essere interessante anche per bambini e adolescenti come primo passo di avvicinamento verso la poesia, soprattutto se in lingua straniera, per stimolare la curiosità attraverso un approccio multidisciplinare. L’esperienza, infatti, non riguarda solo la poesia, ma unisce canto, musica, recitazione e arte, creando un insieme coinvolgente. Ciò che personalmente mi ha più colpita sono stati in primis l’espressività dei gesti e lo scoprire ad ogni nuovo scrigno quale componimento si celasse e quale fosse la resa musicale. Ho trovato suggestiva anche la parte registrata in cui la ‘voce di Emily’ si rivolge direttamente al pubblico (‘mi chiedete della mia vita, della scrittura…’). Il finale, poi, è stato particolarmente d’impatto. Quanto alle canzoni, ho apprezzato specialmente ‘How Happy is the Little Stone’ e ‘My Life Had Stood – A Loaded Gun’. Entrambe mi hanno stupita per le rese musicali, i ritmi, la scelta degli strumenti e il coinvolgimento emotivo.”

Lavinia (16 dicembre 2024): “‘The Saddest Noise, the Sweetest Noise’ è stata l’occasione per entrare in contatto con la poesia di Dickinson, offrendo la dimostrazione di come questa sia capace di ‘agire’ sul reale e creare nuovi significati. Allo stesso modo, lo spettacolo è stato il risultato di una coesione di forme d’arte e di artisti che, con chiavi di lettura diverse, hanno costruito uno spazio poetico nuovo. Sono rimasta estremamente colpita dall’esecuzione musicale della chitarra, che mi ha catturata e trasportata in una dimensione personale, nella quale la speranza si annida nell’anima e canta melodie senza parole.”

Sarah (18 dicembre 2024): “Lo spettacolo ‘The Saddest Noise, the Sweetest Noise’ è stato un’occasione interessante e stimolante che ci ha permesso di vedere come la letteratura e, in questo caso, le poesie di Emily Dickinson possano prendere vita tramite altre espressioni artistiche, tra cui la musica. Questa e, in particolar modo, la sua esecuzione sono state le cose che mi hanno maggiormente colpito.”

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